Per ridurre il volume di un seno eccessivamente abbondante esistono numerose tecniche di chirurgia plastica mirate a raggiungere parametri estetici oggettivi, così come la forma e la simmetria desiderate dalla paziente.
Tali obiettivi devono essere perseguiti dopo un’attenta valutazione della situazione di partenza, per evitare di deludere le aspettative di chi si sottopone all’intervento. Un’asimmetria più o meno marcata, ad esempio, è presente in tutte le donne ed è quindi compatibile con una definizione di normalità.
Deve essere però evidenziata sin dall’inizio, perché nel caso in cui permanga anche dopo l’intervento, non venga attribuita alla responsabilità del chirurgo plastico, ma ad una condizione preesistente.
La mastoplastica riduttiva lascia cicatrici visibili?
Normalmente la riduzione di volume del seno richiede la rimozione di una quantità sufficiente di tessuto mammario, insieme alla cute in eccesso. Tale tecnica comporta dei tagli piuttosto estesi che danno come risultato la presenza di cicatrici, anche se in aree poco evidenti. Il compito del chirurgo plastico è quindi quello di ottenere un risultato estetico ottimale a fronte di cicatrici non visibili, pur non potendo in alcun modo garantire una situazione di totale invisibilità.
Come si svolge l’intervento di riduzione del seno?
La tecnica più utilizzata è quella detta a “T” invertita, sviluppata e perfezionata negli anni ’60 da Ivo Pitanguy, il maestro della chirurgia plastica brasiliana (da cui prende il nome). Tale tecnica consente di ottenere tutti i volumi desiderati e proporzionali alla costituzione fisica della donna senza per questo interferire sulla funzionalità della mammella, che potrà così mantenere la capacità di allattare.
Attraverso la tecnica della “T” invertita è possibile:
- Riportare il capezzolo in posizione regolare ed attraente riposizionandolo in alto
- Rimuovere il volume necessario
- Ottenere una forma piacevole
- Mantenere inalterata sia la fisiologia che la sensibilità del seno
- Esaminare il tessuto mammario residuo con le comuni metodiche di indagine (ecografia e mammografia)
- L’unico svantaggio da considerare è la cicatrice piuttosto estesa che ne deriva.Per riduzioni di volume minori è invece possibile utilizzare tecniche alternative, come quella periareolare, che consente la rimozione di tessuto cutaneo in eccesso rimuovendo quello intorno all’areola e riducendo attraverso lo stesso percorso il volume mammario in eccesso.
Altra possibilità è quella di utilizzare un’incisione intorno all’areola, per riposizionarla, e verticalmente, evitando così del tutto o in parte il taglio orizzontale.
Tutte le tecniche sopra citate sono proponibili però solo dopo un attento esame dei tessuti delle pazienti ed un’accurata valutazione di quelli che sono i risultati attesi e quelli ottenibili.
Rischi e complicanze della mastoplastica riduttiva
Se la tecnica impiegata è quella adatta al caso clinico in esame, le complicanze dell’intervento chirurgico di riduzione mammaria sono poco frequenti, e possono essere accomunate a qualunque altra tipologia di intervento chirurgico.
Raccolte di sangue facilmente trattabili
- Piccola sofferenza della cute in aree molto delicate (ad esempio il punto di incontro delle cicatrici)
- Deiscenza di un tratto di cicatrice
Sono tra le reazioni più comuni e di semplice trattamento. Sequele gravi come necrosi del capezzolo o perdita di sensibilità, invece, sono davvero poco frequenti.
Quali sono le indicazioni postoperatorie?
L’intervento può essere eseguito sia in anestesia locale che generale, e necessita generalmente di una notte di ricovero. Il giorno successivo sarà sufficiente, per la paziente, indossare un reggiseno elasticizzato adatto, limitando sforzi e movimenti bruschi per alcune settimane.
Attualmente è possibile utilizzare una colla sintetica – del tutto assimilabile alla sutura – che non deve essere rimossa. Nel caso in cui siano stati collocati punti esterni, gli stessi verranno invece rimossi dopo 10 giorni circa.